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Passeggiata d’autunno

Nel weekend 10~11 ottobre stiamo organizzando un indimenticabile escursione equestre con pernottamento in tenda nelle terre segrete e selvagge del Padule di Fucecchio.

Questo trekking sarà inoltre l’occasione per inaugurare un anello inedito che dal Bottaccino collega il Lago dei Salici passando per il Bosco di Chiusi per poi fare ritorno da Massarella, Crocialoni, Tabaccheria di Prato Grande.

La notte di sabato dormiremo cullati dal respiro del lago imbacuccati nelle nostre tende dopo una lauta cena aperta anche agli accompagnatori dei cavalieri.

Amici, cavalieri, avventurieri di ogni dove vi aspettiamo per vivere a cavallo un’esperienza  indimenticabile!

Per info e prenotazioni chiamate Riccardo al 347 0706239

Belle e il barchino

Funghi fritti e gli elementi del disastro

Come si scrive l’ultimo capitolo di una così bella storia?
Si ammassano talmente tante emozioni che la mente si confonde e le dita si bloccano. Ci siamo lasciati con la comitiva della Lungavia ferma all’allenamento Baticci e posto migliore non si poteva trovare. I cavalli sono comodi in un recinto proprio accanto alla casina di pietra dove siamo alloggiati noi, acqua, erba fresca e un bel rotolone di medica tanto per non farci mancare nulla. I padroni di casa Loriana e Omero ci trattano come se fossimo amici da sempre e ci invitano a cenare con loro; intorno al lungo tavolo di legno ci sono anche “i vecchi” di casa, l’atmosfera è dolce e conviviale. Lori cucina ogni tipo di prelibatezza e la conversazione tratteggia antichi paesaggi contadini fatti di bestiame, duro lavoro e una cultura della terra e degli animali che sta svanendo, così come i suoi ultimi detentori. Ci sembra di prendere parte ad un banchetto antico, il tavolo è ingombro di libagioni e tutto è rigorosamente fatto in casa, tagliatelle al ragù, stufato di cinghiale, di capriolo, cotolette di maiale, formaggio, verdure e funghi, tanti funghi, preparati in tutti i modi. Ci alziamo solo quando riesco finalmente ad avere la meglio sul tegame di capriolo e  un vassoietto di zucca a dadini  preparata all’aceto come non l’avevo mai mangiata.


E intanto penso alle mucche con le quali Nevio tirava il carro, penso alla mungitrice-robot, vanto oggi dell’azienda, penso alla forza tutta femminile di Loriana, all’infaticabile Omero e a quanto sia tenero con suo figlio Simone, e penso alla profondità dolce ed umana di questo incontro, cosa sempre più rara nella nostra vita altra, quella “normale”.

E penso alla nostra piccola carovana intenta ad arrivare al mare e a scappare dal mostro meteorologico che negli ultimi giorni si è fatto sempre più minaccioso, giocando con noi come il gatto con il topo. Per tutta la notte sprazzi vigorosi di tempesta spazzano le colline; protetti nel caldo del nostro letto, sentiamo il mostro menare fendenti d’aria e acqua come colpi all’arma bianca. La mattina però sembra essersi placato, anche se il cielo è scuro, pesantemente livido, non piove e noi prepariamo i cavalli per l’ultima tappa verso il mare sperando di trovare là sorte migliore.

Poi una telefonata blocca il nostro slancio, quando ormai siamo pronti a metterci in cammino. Nevio, che è sceso in paese di buon mattino, ci chiama per dirci di stare assolutamente fermi, a valle la situazione è critica, la protezione civile ha bloccato le strade e nessuno può muoversi.
Guardiamo il cielo sopra di noi farsi di piombo, il mostro ci ha raggiunti, ci ha scovati, questo sarà il giorno dell’alluvione in Maremma che oltre all’acqua, al fango e alla paura, farà anche due vittime.

Non sappiamo cosa fare, solo ieri  abbiamo guadato l’Ombrone e la valle dei fiumi gemelli, non oso pensare cosa sarebbe successo se ci fossimo trovati là nella furia delle acque; ce ne stiamo tutto il giorno schiusi nel nostro rifugio a rimuginare, i cavalli sul poggio offrono la groppa al vento e sgranocchiano fieno per scaldarsi. Si fa strada dentro di noi l’idea che la Lungavia sia giunta al termine e che non avremo questa volta portato i nostri omaggi equestri al mare.


Ci sentiamo un po’ delusi e un po’ sollevati quando il grande van di Sciolino apre l’ampia rampa posteriore. I cavalli non fanno storie e si infilano uno dietro l’altro nella caverna metallica, abbiamo giusto il tempo di salutare tutti e siamo già per strada.
Ci rendiamo conto che già non siamo più cavalieri, esploratori, avventurieri, che la Lungavia volge al termine, che da domani si torna “dentro” che la nostra “ora d’aria” è finita!

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Torraccia – Monteriggioni

Partire dalla Torraccia mi ha lasciato addosso quell’ansia di quando si lascia un posto sicuro per rimettersi nell’incertezza del cammino. Per fortuna la giornata è bella, variano i panorami dai boschi di castagno alle umide zone fra le valli, con le chiuse, i canali e i campi di erba medica.

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La carovana segue la Via Francigena, noi spesso a piedi. Amelie, tosta, con il basto, Morgan e Pioggia che si fanno tirare.
La Nina è automatica! Dopo un avvio difficile che quasi le costa il posto in Lungavia, la nostra canina nera, fra i quadrupedi, si è dimostrata in assoluto la più in gamba!
È qualche giorno ormai che siamo in viaggio e anche noi bipedi         abbiamo preso ritmo. Marlene è un grillo, con le sue zampine e le ghette, in salita va più veloce di tutti. Amelie vorrebbe stare nel gruppo di testa e mi si affianca impaziente a dirmi ‘muoviti, sei lento’! In compenso Morgan e Pioggia vorrebbero prendersela con calma, lui per flemma caratteriale e lei per mangiare ogni momento!
È incredibile Pioggia, è l’unica che in questa Lungavia ha preso peso. Ha fatto un culo da vera cavalla da trekking, ora le ci vorrebbe la testa di Amelie e potremmo andare in Cina per la via della Seta!

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A San Miniato un ragazzo ci disse che conosceva un allevatore a Monteriggioni  che sicuramente ci avrebbe ospitato. Ci è sembrato un segno delle stelle quando, studiando la sosta notturna, siamo      capitati proprio all’allevamento Taddei.
La tenuta è fra campi di terra rossissima, con sullo sfondo le mura di Monteriggioni. Uno scenario che sarebbe da favola se la follia tutta italiana non avesse permesso che in questo panorama da cartolina trovassero posto in prima fila, una mega istallazione per l’allevamento intensivo dei polli e una grande zona industriale!
A ‘esaltazione’ della bellezza e, ovviamente, del turismo!

La lunga notte del topo

Già dal sentiero erboso ci accolgono Elisa , la sua bimba Melissa, undici anni, vispa e chiacchierina, e tre cagnolini festanti.
Qui hanno cavalli per lo più Maremmani e ce ne sono molti in piccoli branchi nei paddock elettrici accanto alle scuderie. Sono molto belli con le loro masse nere, all’imbrunire.
Dopo i lavori di routine, sistemati i cavalli in un grande paddock accanto ai loro nuovi compagni, ci ritiriamo nella camera della club house che, anche se non a 5 stelle, offre un tetto sicuro e un lettone dove srotolare i nostri sacchi a pelo.

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Inviate le foto per il blog, finalmente mi stendo orizzontale e mi sto godendo la sensazione di riposo delle mie gambe pesanti di cammino, quando l’orecchio infallibile di Marlene avverte un leggero rumore, come uno sgranocchiare sottile. Un topo! esclama parandosi sul letto ed inchiodando il malcapitato con la torcia elettrica.
Il sorcio c’è. È uno di quei tipini da granaio che si trovano in tutte le scuderie, fastidioso e innocuo ma non per Marlene, che vede in quegli occhietti il mostro assassino. Beh, l’impertinente roditore ha provato tutta la notte ad entrare nelle nostre bisacce alla ricerca qualche tesoro, ha corso sù e giù noncurante della guardia attenta di Marlene dallo sguardo assatanato!
Ho resistito per condivisione fino alle tre del mattino, poi esausto, ho smesso di dare il mio supporto alla ‘guardia’ non prima di aver          assistito a diversi agguati falliti dell’ormai isterica Marlene, armata di scarpa da trekking numero 43 come d’un bazooka!
La caccia è stata ovviamente infruttuosa e nonostante l’estremo pericolo, impavida di fronte al mostro, gli ha tenuto testa fino all’alba, prima di soccombere distrutta tra le braccia di Morfeo.
Il topo ha vinto per sfinimento del prode avversario.

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