Recinto elettrico da escursionismo equestre

Una delle difficoltà maggiori nell’affrontare una lunga percorrenza equestre, che richiede pianificazione ed esperienza, è sicuramente l’alimentazione dei nostri compagni d’avventura.
Non racconterò adesso quanta finezza ci voglia nella scelta               quotidiana del punto sosta per la notte (le variabili sono molteplici e richiedono una trattazione a parte) ma facciamo conto di trovare un buon posto, con un bel pascolo e magari con una fonte d’acqua; con che sistema lascio i cavalli a rifocillarsi?
É da escludersi a priori il someggio di sacchi di mangime, soprattutto in una formazione come la nostra di due cavalieri più basto, perciò veloce e relativamente leggera, che non ha né  spazi né forza motrice per le pesanti granaglie. Quindi non solo la scelta deve ricadere tutte le sere su luoghi con pascolo il più abbondante possibile ma bisogna anche fare in modo di non viaggiare più di 6 ore al giorno, per           permettere un ampio margine di tempo utile ai cavalli per riposare e per nutrirsi.

Esistono svariati modi di lasciare i cavalli al pascolo durante le soste, si passa dalle pastoie (tanto care nelle sterminate praterie della Pampa argentina) alla “corda lunga” utile ma pericolosa, alla “corda tesa” sia alta che bassa, ed ognuno ha i sui pro e i suoi contro, ma quello che io preferisco resta il recinto elettrico portatile, prima di tutto per i vantaggi per lo stazionamento dei cavalli.

 

I suoi detrattori dicono che il kit sarebbe pesante e laborioso da montare, cosa che in parte è vera, ma i vantaggi sono talmente tanti che valgono poco peso in più e un po’ di lavoro aggiuntivo per i cavalieri. I cavalli dormono sostanzialmente in libertà, il che permette loro di muoversi tutta la notte e sgranchirsi le gambe dopo le fatiche della giornata. La vita sociale dei nostri compagni quadrupedi sarà molto più soddisfacente  se si monta un bel recinto grande in un            pascolo azzeccato, e anche la loro cena sarà gradevole e ricca.
Alcuni dicono che non è sicuro perché i cavalli tendono a scappare. In qualche caso è successo. Ma nella mia esperienza è stato così raro (e sempre solo un cavallo alla volta) che francamente non lo definirei un metodo poco sicuro. Certo la presenza di un cane come la nostra Nina, che ci avvisa ad ogni movimemto sospetto e controlla tutta notte che la situazione sia tranquilla, aiuta a minimizzare le fughe e ad esserne avvertiti.
Una malizia ulteriore è applicare un campanaccio da pecore al soggetto più dominante del piccolo branco. Ciò permetterà di essere cullati da un dolce lento scampanellio e di individuare anche al buio o dalla tenda, eventuali movimenti inconsulti o allontanamenti.


Ma veniamo al kit che noi porteremo in Lungavia. Prima di tutto dico che l’elettrificatore in nostro possesso non è né il più piccolo, né  il più leggero, né il più potente, e neanche il più moderno, ma è sicuramente molto resistente ed essendo alimentato da grosse pile torcia (ecco il peso!) ha una durata lunghissima sicuramente più di quattro mesi acceso tutti i giorni, comprovato sul campo.
Delicata è stata la scelta e la costruzione dei picchetti, che saranno sei. Sono in alluminio, formati da tre elementi che si uniscono a baionetta tramite un elastico interno, proprio come le stecche delle tende da campeggio. Un solido doppio picchetto avvitato fa da punta da infilare nel terreno.
Vedremo sul campo l’effettiva tenuta e praticità di questi picchetti autoprodotti.
Peso complessivo del kit (comprensivo anche di rocchetto di filo, isolanti, spaghi per ancoraggio filo ad arbusti, rami, alberi, ecc)
2,8 kg. tranquilamente abbattibile a 2kg con un electrificatore più leggero.