Stamattina non avendo da smontare il campo, riusciamo a partire prima e una giornata più lunga davanti significa arrivare presto, con più ore di pascolo e riposo per i cavalli. La squadra comincia a prendere il ritmo dei morbidi saliscendi ed il sole ed il cielo terso sono una benedizione. La tappa è molto simile a quella di ieri forse un tantino meno spettacolare ed anche l’attraversamento di San Gimignaano non ci crea problemi.
Ma è solo sui bianchi selciati che ci sentiamo davvero bene, come la strada si fa asfaltata e si popola di macchine e genti, ci assale la sensazione di essere fuori luogo, le persone ci guardano passare con espressioni vacue, i più fanno finta di niente, confusi dalla stranezza della nostra carovana. Solo i bambini esultano con gli occhi brillanti e sventolano le mani salutando pieni d’entusiasmo.
E questo mi fa riflettere su quanto abbiamo ormai perso la spontaneità e lo stupore, la capacità di sognare, di entusiasmarci per le cose piccole, un po’ fuori dagli schemi, fors’anche un po’ ingenue, un po’ retrò.
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Quando la sera diventa viola e la luce si sgrana sulle vigne, cominciamo a sentire la fatica dei chilometri e il quotidiano problema di cercare un posto per la notte.
Superiamo un piccolo guado a fondo valle e sul colle di fronte si staglia una torre di guardia, antica come queste terre.
Io già fantastico di farci ospitare da Nobili Vassalli, e la mia parte bambina esulta! Entro dal cancello della magione, a chiedere ospitalità nelle vigne. Mi riceve il padrone di casa, Messer Stefano, un signore squisito e distinto che dopo poche parole ci mette tutto a disposizione, proprio come si fa fra nobili Signori e Cavalieri erranti. La nostra buona stella risplende anche stanotte.
Questa tenuta è meravigliosa, la struttura è originaria dell’anno mille e ha una torretta di avvistamento sulla via Francigena. Il restauro denota gusto e amore, i proprietari si prendono cura di tutto con una precisione gentile che rende questo posto magico.
Qui producono un vino squisito, olio e ortaggi. Tutto è fatto in casa, gestito con dedizione, questa è una terra fortunata.
Maurizio, il fattore, è un uomo sulla cinquantina gentilissimo e chiacchierone, ci aiuta in tutte le nostre necessità con pazienza e destrezza, fra un aneddoto e l’altro della sua movimentata vita.
Ci piace stare ad ascoltarlo, mentre si lavora.
Montiamo la tenda ai piedi di un oliveto vicino al bosco di querce e lecci che promettono protezione, davanti a noi un pascolo stupendo per i cavalli. Si monta il recinto elettrico e ci si fa una doccia rigenerante, gli animali sono tranquilli, ben sistemati. A noi spetta una splendida cena a base di prodotti biologici e l’ottimo vino che il cuoco Bruno mesce con perizia, come un alchimista per palati fini.
Finite le libagioni torniamo alla nostra tenda di raminghi con la testa leggera e il cuore in pace ma ci aspetta una sgradevole sorpresa.
Sarà una notte lunga e complicata…
La notte dei lupi
Inspiegabilmente i cavalli sono scappati distruggendo letteralmente il recinto elettrico. Stazionano più in sù, sono inquieti, all’erta.
Con le ultime forze li riprendiamo, li tranquillizziamo e, alla meglio, risistemiamo il recinto che li accoglie.
La notte è splendida di stelle, siamo esausti, le gambe molli e la testa annebbiata, non vediamo l’ora d’infilarci nel sacco a pelo e dormire. Al calduccio, commentiamo la stranezza dell’accaduto.
Dice che in questa zona ci siano i lupi e, suggestione o realtà, questo spiegherebbe quei punti luminosi che vedevo nel buio tra gli ulivi. Mentre ancora cerco una spiegazione, sento che i cavalli si agitano, nuovamente impazziti di paura, rompono il recinto e fuggono galoppando a perdifiato nella notte!
La campanella di Amelie ci guida nell’oscurità. Li riprendiamo un’altra volta e leghiamo Morgan e Amelie ad un grosso ulivo. Ma quando tocca a Pioggia, la grossa giumenta non ci sta. Folle di paura mi salta letteralmente addosso con la sua enorme massa, mi travolge facendomi sbalzare come se fossi di cartone e mi rifila una poderosa zoccolata sullo stinco. Mi trovo accasciato sull’erba, lo stinco mi si ingigantisce a vista d’occhio come un palloncino gonfiato a bocca, in pochi minuti la mia gamba fa paura. È brutta da vedere ma non mi fa troppo male. Provo ad alzarmi, con i tre cavalli a lunghina arrivo ad una cannella per mettere la gamba sotto l’acqua fredda.
E ora che si fa? È mezzanotte passata, la grande casa dorme placida sotto le stelle e noi non abbiamo più un posto per i nostri animali, sempre nervosissimi.
Marlene sale alla grande casa a cercare aiuto. Ci dispiace disturbare i gentilissimi proprietari ma non ci sono altre soluzioni. Stefano, Maurizio e un ospite della famiglia, balzano dal letto per soccorrerci e mezz’ora dopo i cavalli sono sistemati in un bel recintone e noi nella nostra tenda devastati dalla fatica e dalle emozioni, finalmente alla fine di questa brutta avventura.
La nostra buona stella brilla ancora.
La mia gamba è gonfia come una zampogna ma per il momento non duole, la campanella di Amelie diventa sempre più flebile… gli occhi si chiudono… forse i lupi nel buio stanno ridendo di noi…
Domani con il sole prenderemo delle decisioni.
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