Vorrei innanzitutto portare l’attenzione dei cavalieri all’utilizzo della parola “aiuto” che i grandi maestri nella storia hanno usato per definire quella complessa sequenza meccanio-posturale-energetica che l’uomo mette in atto nella comunicazione con il proprio cavallo.
I maestri non hanno parlato di ordini o comandi da impartire, nemmeno possiamo pensare che usassero le parole in maniera superficiale come tendiamo a fare oggi noi. Quindi il cavaliere deve aiutare, ovvero mettere nelle migliori condizioni possibili, coadiuvare il suo cavallo nella esecuzione della performance equestre. Troppo spesso l’uomo con la sua goffaggine culturale e posturale non aiuta, creando piuttosto una serie di problemi al cavallo che si ripercuotono sull’armonia del gesto e portano problematiche anche serie sul piano sia psichico che fisico all’animale.
Montare in maniera consapevole è un dovere prima di tutto etico nei riguardi dei nostri nobili compagni di viaggio.
Lo scopo dell’uomo di cavalli è quello di sensibilizzare il proprio compagno all’arte della comunicazione sottile, facendosi strumento nella magica transazione fra due esseri viventi.
Il procedimento è analogico ovvero si applica in infinite sfumature ascendenti e discendenti guidati da quello che i maestri chiamavano “tatto equestre”.
Fase 1: la fase Meccanica di Spinta.
Nel riscaldamento, nell’addestramento, nella rimonta, nella richiesta perentoria in caso di pericolo, la progressione degli aiuti parte da una fase meccanica e potentemente posturale. E’ l’inizio del lavoro, dove il corpo, il peso, la materialità la fanno da padroni. Il cavaliere è potente nella sua richiesta posturale; è un massofisioterapista: flette, spinge, ammorbidisce e modella il suo cavallo fisicamente e mentalmente. L’assetto è perentorio ed il peso del cavaliere lo aiuta, la spinta è profonda e isometrica, il tempo ritmo dell’equitazione è lento. Solo in caso di necessità il cavaliere può servirsi di un ritmo più cadenzato, più elettrico, soprattutto con alcuni tipi di cavalli che tendano a “coccolarsi” nel forte e profondo abbraccio degli aiuti di spinta. Questa è una fase che potremmo definire intrisa di energia maschile, paterna.
Fase 2: Assetto Posturale.
Quando il livello di transazione sale ed il cavallo ed il suo cavaliere si ammorbidiscono, passeremo in maniera analogica ad una fase meno potente, meno profonda; la comunicazione si fa più fine, accennata, sensibile, come due partners che si capiscono con uno sguardo. Il cavaliere esibirà un assetto posturale, disegnando con il corpo le figure che vuole richiedere, la spinta si farà sempre più accennata rimanendo isometrica, all’occorrenza più ritmata, ma con il chiaro intento di procedere verso una transazione sottile, invisibile, metafisica. Questa è una fase più elegante i cui connotati energetici hanno tinte femminili, materne; questa è una fase che potremmo definire già più equestre.
Fase 3: Ideosensazione.
La comunicazione si fa talmente sottile da diventare solo interiore, gli aiuti sono “pensati” dal cavaliere che focalizza la sua energia interiore affinché, attraverso la transazione, si faccia figura equestre.
Per capire questo punto proponiamo un’esperienza semplice e comprensibile. Con-centrandoci, focalizziamo la nostra attenzione nel centro della nostra mano aperta, ben presto cominceremo a sentire una sensazione di calore, un formicolio, una vibrazione, mente e corpo sono ora intimamente legati. Questo è ciò che avviene nella comunicazione ideosensazionale, cavallo e cavaliere sono legati da una invisibile comunione d’intenti, non vi sono forzature ne dissonanze, le figure emergono all’unisono, il binomio si fa musicale. Questa è la fase propriamente equestre il tempo-ritmo è sinfonico, la connotazione energetica è di sintesi fra maschile e femminile.
Riccardo Maria Bruno
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Chiunque fosse interessato a questi temi e volesse approfondirli sono sempre a disposizione scrivendo a gentedicavalli@gmail.com.
(Riccardo e Hispalis, “Spettacolo di Fuoco e Fiamme”, Capodanno 2017)